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La quarta serata Amarcord non ha capito la consegna
Alla fine della quarta serata di questo 73° Festival di Sanremo, quella più attesa dopo la finale, quella dei duetti e delle cover, la sensazione prevalente è quella di un'occasione mancata; ai fini della classifica non è cambiato praticamente nulla e le isole felici del divertimento sono relegate all'inizio e alla fine di un mare di mossette strategiche e scialbe operazioni nostalgia, che restituiscono sentimenti misti, ma principalmente noia.
Ma andiamo con ordine: la serata inizia con un Gianni Morandi in goblin mode che fa le corsette sul palco e in platea come un bimbo iperattivo e una volta buttata su una giacca "per il protocollo" presenta la prima performance della serata, Ariete e Sangiovanni con Centro di Gravità Permanente dell'immortale Franco Battiato: apprezziamo Arianna per essere stata una delle poche artiste in gara a prendersi un rischio, ma dire che l'esecuzione lascia a desiderare sarebbe un eufemismo; a seguire situazione opposta per il giovane Will, trinceratosi dietro a Michele Zarrillo e alla sua Cinque giorni, che fa il compitino e inaugura il trend degli sbadigli.
Quando è l’ospite che fa DAVVERO la differenza...ma vince la coppia meno convincente!
A me la serata dei duetti piace da matti: adoro i ri-arrangiamenti dei pezzi già normalmente, figuriamoci se poi rendono addirittura dei brani altrimenti -come possiamo dire- pesanti?
Stasera non sono stata delusa, anche perché quando mai nella vita mi ricapiterà di sentire Morgan urlare: “Segnatevi sti nomi” mentre canta con Achille Lauro sdraiato sul piano?
Ma, senza ulteriori indugiui, andiamo a commentare flash ogni featuring della serata (DISCLAIMER: queste attente e profonde analisi sono frutto di un’intensa attività di confronto tra il caos della sala stampa e i colleghi a Milano, che lontano dalle tentazioni sanremesi, sanno essere sicuramente più lucidi di noi inviate qui).
FEDERICA CARTA con SHADE e CRISTINA D'AVENA
Noi puffi siam così.